domenica 14 luglio 2013

Lavoro. La Corte Europea Boccia l'Italia

Stranamente venivamo condannati dalla Corte Europa.
Il tutto parte dal concetto di"soluzioni ragionevoli"  prevista dall'art. 5 della Direttiva n. 2000/78
L' l 1 aprile 2013 Unione Europea ha affrontato il tema delle soluzioni ragionevoli nel procedimento riunito della cause C-335/11 e C-337/11 
Nel medesimo periodo la Comunità ha chiesto chiarimenti all'Italia in merito alla problematica dell'inserimento lavorativo dei disabili.
La Corte di giustizia Unione Europea ritiene che l'Italia non abbia adottato tutte le misure necessarie per garantire un adeguato inserimento professionale dei disabili nel mondo del lavoro e la invita a porre rimedio a questa situazione al più presto. E' quanto stabilisce la stessa Corte in una sentenza emessa oggi.
Per la Corte, l'Italia "é venuta meno agli obblighi" derivanti dal diritto comunitario a causa di un recepimento incompleto e non adeguato di quanto previsto dalla direttiva varata alla fine del 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro. 
La norma è stata disposta per far cessare ed ampliare la lotta alla discriminazioni delle persone diversamente abili.
I giudici europei hanno ritenuto insufficienti le garanzie e le agevolazioni previste a favore dei disabili in materia di occupazione dalla normativa italiana. In particolare, secondo Bruxelles, le norme nazionali non riguardano tutti i disabili, tutti i datori di lavoro e tutti i diversi aspetti del rapporto di lavoro. Inoltre, l'attuazione dei provvedimenti legislativi italiani è stata affidata all'adozione di misure ulteriori da parte delle autorità locali o alla conclusione di apposite convenzioni tra queste e i datori di lavoro e pertanto non conferisce ai disabili diritti azionabili direttamente in giudizio. 
La Corte ha ora stabilito che gli Stati membri devono prevedere l'obbligo, per i datori di lavoro, di adottare provvedimenti efficaci e pratici per garantire il diritto al lavoro in funzione delle esigenze delle situazioni concrete. La Corte ha concluso che tali misure, anche se valutate nel loro complesso, non impongono a tutti i datori di lavoro l'adozione di provvedimenti efficaci e pratici, in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, a favore di tutti i disabili, che riguardino i diversi aspetti delle condizioni di lavoro e consentano loro di accedere ad un lavoro, di svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione.
La strada è ancora lunga ma la stiamo percorrendo velocemente.


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